giovedì 9 ottobre 2008

Firenze - Il rettore Marinelli e la protesta «Io non posso, ma occupare è giusto»

Lancia anche una proposta choc: «I soldi del turn over per ripianare il
bilancio, così entro il 2012 avremo i conti a posto»

Mettiamola così, «non si è mai visto un rettore che occupa la sua
università, a me tocca parlare con gli interlocutori istituzionali».
Eccolo il primo commento del Rettore Augusto Marinelli a tre giorni
dallo stato di agitazione dei ricercatori e degli studenti dell'Ateneo
fiorentino.
Ci spieghi meglio, vuol dire che se potesse andrebbe a occupare anche lei?
«Vuol dire che la settimana prossima andrò a Roma a incontrare il
ministro Maria Stella Gelmini».
E cosa le chiederà?
«Le chiederò di adoperarsi perché possa rientrare il disimpegno dello
Stato nei confronti dell'Università, disimpegno sancito dalla Finanziaria».
Soldi?
«Sì, certo, innanzitutto soldi».
Ha già una soluzione da prospettarle visto che il provvedimento riguarda
tutti gli atenei italiani?
«Le chiederò di rivedere il provvedimento sul blocco del turnover. Se
l'Ateneo potesse usufruire dei fondi per il reintegro del personale, ma
applicasse il principio previsto da Tremonti, (cioé quello secondo il
quale è possibile assumere un nuovo dipendente per cinque che vanno in
pensione) riusciremmo, entro il 2012, a far rientrare il disavanzo
strutturale del nostro bilancio».
Ma per i ricercatori che stanno manifestando e minacciano di bloccare le
lezioni cambierebbe poco...
«Io ho sempre fatto tutto alla luce del sole. All'inizio degli anni 2000
ho parlato pubblicamente delle nostre difficoltà finanziarie. Quando è
stato presentato il bilancio di previsione del 2008, noi annunciammo che
fino al 2010 non avremmo fatto nessuna nuova assunzione tranne quelle
relative ai concorsi già espletati. In questo modo, vendendo degli
immobili di nostra proprietà e operando altri tagli, avremmo risanato il
bilancio ».
E invece, adesso, in che stato sono i vostri conti?
«Per il 2009 ce la caviamo, ma già a partire dal 2010 non saremo in
grado di chiudere in pareggio il bilancio».
Non è consolante. Ma perché succede tutto questo?
«Parlano i numeri. Con questa nuova finanziaria il ministero
del-l'Istruzione, dell'Università e della Ricerca trasferirà al nostro
Ateneo circa 28 milioni di euro in meno per il 2009 e altrettanti per il
2010, che dovranno essere stornati dai 252 milioni di fondo ordinario.
Ma intanto tutto aumenta. Sa chi ha pagato il taglio dell'Ici in questo
Paese? Noi, proprio noi, le università. Lo scriva. La manovra triennale
approvata dal Parlamento questa estate non è concepibile».
Ma la manovra prevede anche la possibilità che le università si
trasformino in Fondazioni, dando spazio all'ingresso di azionisti
privati e pubblici.
«Guardi, stando così le cose non ha senso parlare di fondazioni. Prima
di discutere su come riorganizzare gli atenei bisogna che gli si dia
l'ossigeno per sopravvivere. E poi non va dimenticata la missione delle
università, che è quella di rendere un servizio pubblico ».
Quindi lei rigetta l'idea delle fondazioni?
«Io sono convinto che tutti noi dobbiamo fare uno sforzo per riformare
le università, e in questo senso ci stiamo confrontando in sede di Crui
(Conferenza dei rettori italiani), ma prima è bene che vengano
ridimensionati i tagli».
E come vi state orientando alla Crui, quale riforma ritenete più
appropriata?
«Stiamo cerando di ragionare su più punti. Siamo d'accordo sull'idea che
va rivisto il sistema di governance degli atenei, siamo assolutamente
favorevoli a riattivare un organismo di valutazione delle università che
abbia ricadute sui finanziamenti erogati dallo Stato, di più siamo
convinti che all'interno del mondo universitario italiano sia
fondamentale la componente non statale, ma non è ipotizzabile
l'esistenza di azionariato privato per la sussitenza degli atenei».
Perché?
«Ma lei ce lo vede un privato azionista di un Ateneo? È una barzelletta.
Io credo piuttosto che ciascuno di noi debba attivarsi per coinvolgere
Enti Locali, Camere di Commercio e realtà fortemente ancorate nel
territorio per risollevare i bilanci delle nostre università, solo così
si potrà avere nuovi fondi salvaguardando l'autonomia delle università».
Ed è quello che lei sta facendo?
«Certamente, sono in costante contatto col presidente della Regione
Claudio Martini e ci siamo mossi in questo senso quando abbiamo attivato
i poli universitari di Empoli, Prato e Pistoia. Di più, il 27 ottobre ho
già fissato a Firenze un incontro a cui prenderanno parte sindaci e
amministratori toscani, insieme a noi rettori e ai parlamentari eletti
nella nostra regione. Ragioneremo anche in loco su come tenere in vita
in nostri atenei. Ma questo non basta ecco perché, come Crui, chiederemo
un tavolo di consultazione aperto ai rettori e a cui partecipi il
ministero. Solo così si può riformare l'università con un progetto
condiviso».
Torniamo a Firenze, come la vede la protesta dei ricercatori? «Hanno
ragione, questa finanziaria blocca per loro qualunque ipotesi di
avanzamento di carriera, e il blocco del turnover riduce il capitale
umano».
Chiara Dino
08 ottobre 2008

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