giovedì 16 ottobre 2008

DOCUMENTO APPROVATO DALL'ASSEMBLEA DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE
DELL'UNIVERSITA' DI TORINO
14 ottobre 2008

In questi mesi si sta cercando di convincere l'opinione pubblica che
l'Università, una delle più antiche istituzioni del Paese, non sia
altro che un
ricettacolo di privilegi nel quale a regnare sono nepotismo e
inefficienza.
Sono punti assai critici ed è certo interesse dell'Università stessa
elaborare
modalità di selezione virtuose e procedure di valutazione migliori.
Rimane in
ombra il fatto che l'Università e l'intero sistema dell'istruzione
operino
complessivamente in condizioni di sottofinanziamento, con carenze di
personale
e ritardi nell'adeguamento delle strutture. Ed è del tutto taciuto
che essa
vive, ma più spesso sopravvive, grazie al contributo generoso e
qualificato di
molti docenti e ricercatori ai quali si associa un disarmante numero di
precari, troppo spesso dimenticato, senza garanzia alcuna, nel
presente e di
prospettiva.

L'attuazione della Legge 133 del 6 agosto 2008 aggraverà la
situazione anziché
risolverla.
Le risorse a disposizione per l'assunzione di nuovo personale verranno
drasticamente ridotte in proporzione di un'assunzione ogni cinque
pensionamenti. Questo limiterà oggettivamente la possibilità di
ricambio del
personale e un suo sostanziale invecchiamento con effetti dannosi
sulla ricerca
e sulla qualità dell'insegnamento.
La progressiva riduzione del fondo di finanziamento ordinario rende
il quadro
ancora più fosco.
La possibilità "offerta" agli atenei di deliberare la propria
trasformazione in
fondazioni private, sostituendo nella sua gestione il principio della
redditività aziendale a quello dell'utilità sociale, nega il
carattere pubblico
dell'istruzione universitaria.

È accaduto raramente che un provvedimento relativo all'Università
colpisse
tutte le sue componenti, unendole in un'unica protesta in difesa
dell'università come istituzione pubblica garante del diritto
all'istruzione e
sede privilegiata di espressione della libertà di ricerca e di
insegnamento.

L'Assemblea della Facoltà di Scienze Politiche ritiene dunque necessario
contrastare in maniera ferma e unitaria, e con ogni mezzo legale, la
concreta
attuazione della legge 133.

Pertanto stabilisce di:

- invitare il magnifico Rettore ad annullare la cerimonia di
inaugurazione dell'Anno Accademico, sostituendola con un'iniziativa
pubblica di
grande impatto;
- sollecitare il magnifico Rettore a convocare un'assemblea d'Ateneo nel
più breve tempo possibile;
- proporre un'apertura serale della Facoltà di Scienze Politiche,
durante
la quale sviluppare una riflessione interdisciplinare sull'Università
pubblica,
aperta a tutta la città;
- coordinare le proprie iniziative di mobilitazione con quelle della
altre scuole di ogni ordine e grado;
- costituire una gruppo permanente di lavoro composto da tutte le
componenti - strutturate e non strutturate - della Facoltà, con il
compito di
elaborare proposte alternative di organizzazione dell.Università;
- dare la massima diffusione al presente documento attraverso tutti i
canali di comunicazione disponibili.

Il documento è approvato all'unanimità.

giovedì 9 ottobre 2008

Firenze - Il rettore Marinelli e la protesta «Io non posso, ma occupare è giusto»

Lancia anche una proposta choc: «I soldi del turn over per ripianare il
bilancio, così entro il 2012 avremo i conti a posto»

Mettiamola così, «non si è mai visto un rettore che occupa la sua
università, a me tocca parlare con gli interlocutori istituzionali».
Eccolo il primo commento del Rettore Augusto Marinelli a tre giorni
dallo stato di agitazione dei ricercatori e degli studenti dell'Ateneo
fiorentino.
Ci spieghi meglio, vuol dire che se potesse andrebbe a occupare anche lei?
«Vuol dire che la settimana prossima andrò a Roma a incontrare il
ministro Maria Stella Gelmini».
E cosa le chiederà?
«Le chiederò di adoperarsi perché possa rientrare il disimpegno dello
Stato nei confronti dell'Università, disimpegno sancito dalla Finanziaria».
Soldi?
«Sì, certo, innanzitutto soldi».
Ha già una soluzione da prospettarle visto che il provvedimento riguarda
tutti gli atenei italiani?
«Le chiederò di rivedere il provvedimento sul blocco del turnover. Se
l'Ateneo potesse usufruire dei fondi per il reintegro del personale, ma
applicasse il principio previsto da Tremonti, (cioé quello secondo il
quale è possibile assumere un nuovo dipendente per cinque che vanno in
pensione) riusciremmo, entro il 2012, a far rientrare il disavanzo
strutturale del nostro bilancio».
Ma per i ricercatori che stanno manifestando e minacciano di bloccare le
lezioni cambierebbe poco...
«Io ho sempre fatto tutto alla luce del sole. All'inizio degli anni 2000
ho parlato pubblicamente delle nostre difficoltà finanziarie. Quando è
stato presentato il bilancio di previsione del 2008, noi annunciammo che
fino al 2010 non avremmo fatto nessuna nuova assunzione tranne quelle
relative ai concorsi già espletati. In questo modo, vendendo degli
immobili di nostra proprietà e operando altri tagli, avremmo risanato il
bilancio ».
E invece, adesso, in che stato sono i vostri conti?
«Per il 2009 ce la caviamo, ma già a partire dal 2010 non saremo in
grado di chiudere in pareggio il bilancio».
Non è consolante. Ma perché succede tutto questo?
«Parlano i numeri. Con questa nuova finanziaria il ministero
del-l'Istruzione, dell'Università e della Ricerca trasferirà al nostro
Ateneo circa 28 milioni di euro in meno per il 2009 e altrettanti per il
2010, che dovranno essere stornati dai 252 milioni di fondo ordinario.
Ma intanto tutto aumenta. Sa chi ha pagato il taglio dell'Ici in questo
Paese? Noi, proprio noi, le università. Lo scriva. La manovra triennale
approvata dal Parlamento questa estate non è concepibile».
Ma la manovra prevede anche la possibilità che le università si
trasformino in Fondazioni, dando spazio all'ingresso di azionisti
privati e pubblici.
«Guardi, stando così le cose non ha senso parlare di fondazioni. Prima
di discutere su come riorganizzare gli atenei bisogna che gli si dia
l'ossigeno per sopravvivere. E poi non va dimenticata la missione delle
università, che è quella di rendere un servizio pubblico ».
Quindi lei rigetta l'idea delle fondazioni?
«Io sono convinto che tutti noi dobbiamo fare uno sforzo per riformare
le università, e in questo senso ci stiamo confrontando in sede di Crui
(Conferenza dei rettori italiani), ma prima è bene che vengano
ridimensionati i tagli».
E come vi state orientando alla Crui, quale riforma ritenete più
appropriata?
«Stiamo cerando di ragionare su più punti. Siamo d'accordo sull'idea che
va rivisto il sistema di governance degli atenei, siamo assolutamente
favorevoli a riattivare un organismo di valutazione delle università che
abbia ricadute sui finanziamenti erogati dallo Stato, di più siamo
convinti che all'interno del mondo universitario italiano sia
fondamentale la componente non statale, ma non è ipotizzabile
l'esistenza di azionariato privato per la sussitenza degli atenei».
Perché?
«Ma lei ce lo vede un privato azionista di un Ateneo? È una barzelletta.
Io credo piuttosto che ciascuno di noi debba attivarsi per coinvolgere
Enti Locali, Camere di Commercio e realtà fortemente ancorate nel
territorio per risollevare i bilanci delle nostre università, solo così
si potrà avere nuovi fondi salvaguardando l'autonomia delle università».
Ed è quello che lei sta facendo?
«Certamente, sono in costante contatto col presidente della Regione
Claudio Martini e ci siamo mossi in questo senso quando abbiamo attivato
i poli universitari di Empoli, Prato e Pistoia. Di più, il 27 ottobre ho
già fissato a Firenze un incontro a cui prenderanno parte sindaci e
amministratori toscani, insieme a noi rettori e ai parlamentari eletti
nella nostra regione. Ragioneremo anche in loco su come tenere in vita
in nostri atenei. Ma questo non basta ecco perché, come Crui, chiederemo
un tavolo di consultazione aperto ai rettori e a cui partecipi il
ministero. Solo così si può riformare l'università con un progetto
condiviso».
Torniamo a Firenze, come la vede la protesta dei ricercatori? «Hanno
ragione, questa finanziaria blocca per loro qualunque ipotesi di
avanzamento di carriera, e il blocco del turnover riduce il capitale
umano».
Chiara Dino
08 ottobre 2008

Firenze - La lezione? Si fa a Ponte Vecchio

La protesta ora scende in strada
Volantinaggio e striscioni srotolati dai ponti Santa Trinità e Carraia,
con vista Ponte Vecchio, contro tagli e privatizzazione dell?Università
e contro il decreto Gelmini

Volantinaggio e striscioni srotolati dai ponti Santa Trinità e Carraia,
con vista Ponte Vecchio, contro tagli e privatizzazione dell?Università
e contro il decreto Gelmini. Domani lezioni in mezzo alle strade, «unico
luogo in cui si troverà l?università tra poco», a partire da Ponte
Vecchio per spostarsi poi in piazza Pitti e piazza Signoria. Sono le
ultime iniziative per la protesta a Firenze degli studenti universitari
di sinistra, che ha già portato all?occupazione delle aule del polo
scientifico di Sesto Fiorentino e della facoltà di agraria e venerdì 10
sfocerà in una manifestazione in centro assieme agli studenti medi.
LEZIONI IN STRADA. Saranno i ricercatori a tenere le lezioni in strada,
spiegano gli studenti del Collettivo di scienze. La manifestazione di
venerdì è organizzata da Giovani comunisti, Sinistra universitaria -
Udu, Studenti di sinistra e Unione degli studenti e, spiega Giacomo
Triggiano dei Giovani comunisti, è «contro i provvedimenti che il
Governo sta prendendo rispetto al ciclo della formazione, soprattutto
nella scuola e nell?università. Un miliardo e mezzo di euro in meno
all?università e alla ricerca significano la crisi del sistema. L?idea
di trasformare gli atenei in fondazioni private inoltre provocherebbe un
accesso classista sullo stile americano, per noi inaccettabile, e
vincolerebbe la ricerca agli interessi del mercato». Per la scuola gli
studenti di area politica di sinistra contestano «le riforme a costo
zero come il grembiule o il 7 in condotta, che servono solo a dare
un?immagine forte al Governo. Il maestro unico alle elementari poi
creerebbe solo problemi sul fronte occupazionale».
08 ottobre 2008

Firenze - Università, la protesta va sul ponte

Striscioni sui lungarni, volantini nei mercati. E venerdì corteo. Giài
occupata la facoltà di Agraria "No ai privati nell'università" (di Laura
Montanari)

Dopo le aule del polo scientifico di Sesto Fiorentino, anche la facoltà
di Agraria alle Cascine è occupata. Volantinaggio nei mercati e
striscioni in difesa dell'università affissi ai ponti sull'Arno:
«Salviamo l'università pubblica». Venerdì in corteo, università e scuola
(decreto Gelmini sulla maestra unica) saranno insieme. Il calendario
della contestazione è stato stilato ieri e approvato in una assemblea di
ateneo organizzata dagli Studenti di sinistra, molto affollata e alla
quale hanno preso parte anche ricercatori, docenti e personale tecnico
amministrativo. «L'università statale è sotto attacco: hanno previsto
tagli indiscriminati che raggiungeranno un miliardo e 500 milioni di
euro in cinque anni - spiega Francesco Epifani, del movimento -
Prevedono anche la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni
di diritto privato e questo comporta una serie di conseguenze negative,
per esempio scomparirebbe il tetto massimo per le tasse (oggi fissato
nel 20 per cento rispetto al fondo di finanziamento ordinario)».

Ieri all'assemblea nel cortile della facoltà di Agraria, gli studenti
sono arrivati in motorino, in macchina e anche con tre pullman partiti
da piazza San Marco, dal polo di Sesto e da Novoli radunando studenti da
varie facoltà. «Questa legge sancisce l'ingresso dei privati
nell'università: significa che la ricerca non sarà più libera, ma
orientata al mercato» spiega uno studente. «Questi tagli significano che
un'intera generazione di ricercatori, quelli che sono da anni precari
resterà fuori dal reclutamento» denuncia un docente. Intanto ieri dopo
un'accesa discussione, al polo scientifico di Sesto l'assemblea ha
votato a maggioranza per portare avanti l'occupazione fino a venerdì.
Stasera (ore 21,30) dibattito pubblico a cui tutti sono invitati
(famiglie degli studenti comprese) per confrontarsi con docenti e
ricercatori sulla situazione universitaria, giovedì mattina alcuni
professori del polo terranno lezioni all'aperto, in qualche piazza del
centro storico (probabilmente piazza della Repubblica). «Vogliamo
portare questa protesta a tutti, casa per casa perché se colpiscono
l'università colpiscono tutta la società» spiega uno degli Studenti di
sinistra. Stamattina davanti al rettorato presidio promosso dal
collettivo di Lettere. Mobilitazione e proteste anche a Pisa dove questa
mattina al polo Carmignani è stata convocata un'assemblea di ateneo
organizzata dalla rete ricercatori e coordinamento precari per votare
fra l'altro il blocco della didattica per una settimana.

Il video

Calabria - Continua la protesta a Lettere

(AGI) - Cosenza, 8 ott. - Proseguono le attivita' di dibattito e di
protesta intraprese dalla Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Unical.
Il Comitato formatosi a seguito dell'Assemblea del 25 settembre ha
convocato una nuova Assemblea generale l'8 ottobre, presso l'aula
Filologia 8, che ha visto una vastissima partecipazione di docenti, di
studenti e di personale tecnico-amministrativo. Tutti gli interventi
hanno auspicato la nascita di forme di mobilitazione che coinvolgano
tutto il mondo della scuola e della formazione in tutte le sue
componenti, dal personale docente alle famiglie. L'Assemblea ha messo
all'ordine del giorno una serie di proposte che sono state approvate
all'unanimita': costituzione di un'Assemblea permanente; autogestione
dell'Aula Filologia 8 (nelle ore pomeridiane, tutti i giorni) come luogo
d'incontro e di informazione per tutta l'universita'; convocazione di
un'Assemblea di Ateneo, in Aula Magna, prevista per il giorno 28
ottobre, alle ore 10:00. Richiesta di convocazione di una seduta del
Senato Accademico che si esprima chiaramente, con approvazione di una
specifica mozione, contro l'ipotesi di trasformazione dell'Unical in
fondazione universitaria di diritto privato (ex Legge 133, art. 16);
richiesta di un coordinamento e di una sinergia tra il mondo della
scuola e il mondo universitario, per convergere in comuni iniziative di
lotta. L'invio di una lettera aperta alle famiglie, per spiegare le
ragioni della protesta e rendere coscienti delle conseguenze delle
recenti scelte legislative del Governo in materia di istruzione e di
universita'. Organizzazione di 'lezioni in piazza' nei centri di Rende e
Cosenza. L'Assemblea aderisce alle prossime iniziative di sciopero
previste per il 17 e il 31 ottobre, e a tutte le altre che nasceranno in
futuro. (AGI)

Parma - Protesta all'università, tangenziale in tilt

La Repubblica Parma.it - 6 ott 2008

Campus irraggiungibile fino alle 10 a causa della protesta di
ricercatori e docenti. Solidarietà da parte del rettore Ferretti
L'obiettivo era farsi vedere e ci sono riusciti perfettamente. Gli
studenti e i dottorandi che hanno protestato contro la legge 133 che
taglia i fondi all'università e i ricercatori del CNR che hanno
protestato contro il decreto Brunetta anti-stabilizzazioni, hanno
praticamente bloccato la tangenziale sud dall'ingresso di via Villetta
fino all'uscita del Campus, sulla rotonda di via Langhirano. Al primo
giorno di lezioni universitarie attorno allo alla città si è creato un
ingorgo gigante, con decine di studenti, come mostrano le immagini,
obbligati a giungere a piedi al campus.

Una doppia manifestazione che ha coinvolto circa 100 persone, impegnate
a bloccare le auto all'ingresso dell'università e a informare i
cittadini sui danni che causerebbero le nuove leggi al comparto
dell'istruzione. Ma il volantinaggio ha causato un ingorgo gigante. E'
bastato qualche minuto di protesta per rendere impraticabile la rotonda,
e a catena tutta la tangenziale sud.

Fra le matricole e gli studenti però erano in pochi quelli che sapevano
delle manifestazioni: "Stiamo cercando di far sapere a tutti quanto sta
succedendo - ha spiegato il ricercatore Francesco Sansone, uno degli
organizzatori della protesta - perché vogliamo coinvolgere anche gli
studenti e soprattutto i ricercatori delle altre università". I
manifestanti in questa battaglia non verranno lasciati soli dall'ateneo.
Il rettore Gino Ferretti ha voluto fare i complimenti ai manifestanti:
"E' stata un'azione civile e corretta, una tranquilla manifestazione in
cui alcuni lavoratori hanno mostrato le loro motivazioni. Bisogna che
tutti si rendano conto delle difficoltà che vive l'università".

"Una protesta giusta - ha continuato il direttore dei corsi di scienze
dell'università Andrea Mangia - perché tagliare sulla ricerca e sulla
formazione significa precludersi gli sviluppi tecnologici futuri. Noi
eravamo fortissimi in tanti settori e abbiamo perso pian piano pezzi. La
mia attività era iniziata con i calcolatori olivetti. Ora siamo superati
da tutti i paesi che ci stanno vicino. Non sostenere la ricerca è un
autolesionismo".